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Il mito dell’ambrosia

Una bevanda o un cibo… leggendari
14.10.2020
2 min.
Immortali e onnipotenti, gli antichi dèi non potevano che essere associati ad un nutrimento di altrettanta potenza, simbolo di immortalità ed estremo piacere per il palato. Il cibo degli dèi è un’idea che si trova in moltissime mitologie. Oggi noi parleremo soprattutto di quelli di tradizione greco-romana, e soprattutto dell’ambrosia, un misterioso composto esclusivamente riservato al consumo rituale e di cibi più comuni titolati a precise divinità.

Alla ricerca dell'immortalità

A volte indicato come una sostanza da bere, altre come un alimento solido, il nettare degli dèi è il leggendario nutrimento associato alla loro immortalità. Fonte della forza di certi eroi che hanno avuto il privilegio di assaggiarlo, in alcuni miti un infante Achille ne è completamente bagnato, eccetto per il fatale tallone da cui Teti lo tiene con due dita mentre lo immerge. Il supplizio eterno del Tartaro è il destino che attende gli uomini che ne approfittano senza merito: come per Tantalo, che perde il favore degli dèi a causa dei suoi numerosi misfatti, dei quali il più empio è la sottrazione del nettare divino e la sua distribuzione ai suoi mortali sudditi. Nell'Iliade invece si racconta che Apollo, dopo aver lavato il cadavere di Sarpedonte, lo unse con l'ambrosia, per prepararlo al ritorno nella sua città natìa in Licia.

 


Menzionato a numerose volte nelle opere classiche, dove prende il nome di Ambrosia, della sua provenienza sappiamo qualcosa dall’Odissea omerica, dove Circe racconta che è portata sull’Olimpo da uno stormo di rondini. Un’idea molto simile si trova anche in altre mitologie Indoeuropee. E forse la sua origine risiede nell’ancestrale aspirazione dell’uomo all’immortalità, che ha portato le più differenti culture a concepire proprie leggendarie pozioni in grado di donarla, elisir di lunga vita, acque che donano la vita eterna curando ogni male, di cui si trovano tracce ad esempio nelle antiche storie della Cina della dinastia Qin, dove questo potere è a volte accordato a sostanze ben identificate, come il mercurio, l’oro, il cinabro e la giada, idea che si ritrova anche nel mondo arabo prima e nell’Europa medievale poi, che li distillano in olii essenziali. Ma nell’antichità non si riteneva di poter conoscere la vera natura di una tanto potente sostanza, cui essenza si lascia al mito: bevanda o cibo, nel mondo greco-romano Ambrosia indica un alimento di cui solo gli dei possono nutrirsi, mentre nella mitologia induista l’Amrita, parola sanscrita che con la greca “ambrosia” ha in comune l’etimologia ed indica una sostanza che dona vita e invulnerabilità, non è un diritto acquisito, bensì un premio ambito dagli dei che, pur di conquistarlo, sono disposti a mettere da parte la loro insanabile rivalità con i demoni.

 

È del tutto immaginario questo chimerico cibo, che ha mosso popoli differenti e distanti a raccontarsi nei miti della più antica delle aspirazioni umane: vivere in eterno senza accusare malattie o ferite? Forse no. Seppure impossibilitati a definire con certezza quale alimento reale sia da ricondurre alla mitica Ambrosia, alcune qualità del miele sono a volte visibili nell’ambrosia: le sue proprietà asettiche, ad esempio. Anche perché, spesso in stretta correlazione con l'ambrosia si trova il "nettare", ingrediente all’origine del miele. Non solo, la bevanda alcolica ottenuta dalla sua fermentazione una volta mischiato con l’acqua, l’idromele, antichissima e diffusa presso molti popoli in varie parti d’Europa, veniva a volte sfruttata nelle cerimonie rituali. Ricordiamo che Dioniso, prima di essere la divinità associata vino, altra bevanda a volte associata agli dèi.
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