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Il Bicerin

Un concentrato di bontà e… di Torino
10.04.2020
7 min.
“Vestito da gesuita e godendo con malizia dello stupore che suscitavo
mi recavo al Caffè del Bicerin, vicino alla Consolata,
a prendere quel bicchiere con protezione e manico di metallo,
odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi”

Il cimitero di Praga – U. Eco


Ernest Hemingway gli ha riservato un posto nella sua personale lista delle cento cose del mondo da salvare a tutti i costi, mentre Umberto Eco gli ha dedicato uno spazio ricco di particolari nel suo bellisimo romanzo Il Cimitero di Praga. Di cosa stiamo parlando? Del Bicerin, uno dei simboli storici di Torino. Una bevanda dal sapore meraviglioso, fatto (come molte cose buonissime) con pochi e semplici ingredienti. Tre in questo caso: cioccolato, caffè e crema di latte. Servito in un bicchierino di vetro (il bicerin appunto, nel dialetto torinese) in cui consistenze e colori si alternano senza mescolarsi. Insomma, bello anche da vedere oltre che da gustare! Ma scopriamone insieme le origini.



Storia del Bicerin


Il Bicerin è l’evoluzione della bavarèisa, una bevanda in voga nel Settecento, molto apprezzata dalla “Torino bene”. Fatta di caffè, cioccolato, latte e sciroppo, veniva servita a colazione in grossi bicchieri. Anche a quel tempo Torino era considerata un punto di riferimento importante del gusto in Italia e in buona parte dell’Europa. Nel 1763 un signore dal nome di Giuseppe Dentis aprì una piccola bottega nell’edificio di fronte all’ingresso del Santuario della Consolata, posizione strategica che rese ben presto il locale una “mecca” per i fedeli nelle domeniche dopo la messa e nei periodi di Quaresima. La cioccolata calda, infatti, non essendo considerata cibo, poteva essere consumata tranquillamente durante il digiuno. A tal proposito si narra che il Conte Camillo Benso di Cavour, essendo laico e anticlericale, anziché accompagnare la famiglia reale nel santuario, ne attendeva l’uscita comodamente seduto al tavolino sotto l’orologio, sorseggiando il suo Bicerin e controllando da dietro le tendine la porta della Consolata.

Il rituale del Bicerin prevedeva all’inizio che i tre ingredienti fossero serviti separatamente, ma già nell’Ottocento vennero riuniti in un unico bicchiere e declinati in tre varianti: pur e fiur (simile al cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), ‘n poc ‘d tut (ovvero un po’ di tutto), con tutti e tre gli ingredienti. Quest’ultima formula fu quella di maggiore successo e finì per prevalere sulle altre, arrivando fino ai nostri giorni con il nome dai piccoli bicchieri in cui veniva (e ancora viene) servita. Il tutto era accompagnato da dei bagnati, dolci artigianali di ben 14 specie nati per essere “inzuppati” nel Bicerin. Venne inventata anche una tazza apposita, la mancerina, che poteva essere tenuta con la mano sinistra proprio per intingere i bagnati con la mano destra (due tazze di questo tipo sono ancora oggi conservate nelle vetrine del caffè di Palazzo Reale). Il locale che per primo inventò il Bicerin esiste ancora e ne porta anche il nome. Questa bevanda è uno dei simboli enogastronomici di Torino, e dal 2001 è inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte.



Caffè e ammazzacaffè


Se è vero che lo storico Caffè al Bicerin custodisce (gelosamente) la sua ricetta originale (soprattutto per quel che riguarda i dosaggi), gli ingredienti però sono ben noti, e si può ordinare il Bicerin in moltissimi bar della capitale piemontese! In effetti abbiamo pensato che, dopo tanto dire, vi è venuta la voglia di provarlo. Se vi trovate nei pressi di Torino e potete gustarvelo seduti comodamente al bar, noi vi consigliamo di scegliere uno dei molti caffè ottocenteschi del centro cittadino, magari in stile liberty e in compagnia di un buon amico o di un buon libro: l’atmosfera contribuirà a passare una bellissima mezz’ora. 



Quando una bevanda ottiene così tanto successo, ecco che ci si spinge a sperimentare. Tra le tante varianti, ce né una davvero ben riuscita a nostro avviso: il liquore al Bicerin. Degustato da solo o accompagnato a un bel dessert, questo liquore si può realizzare facilmente, è davvero ottimo e anche molto versatile: da provare anche per correggere il caffè o per affogare il gelato. E poiché siamo in tema di liquori cioccolatosi, non possiamo non raccontarvi di un altro elisir che fa parte da oltre un secolo della tradizione torinese, tanto quanto il Bicerin, al punto da essere anch’esso inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Piemonte. Stiamo parlando del Bicerin di Gianduiotto, un liquore cremoso, senza glutine, naturalmente a base di gianduia.

Diciamoci la verità: il Bicerin è una di quelle cose a cui è difficile trovare difetti. L’unica cosa che, seduti al bar, non vi piacerà affatto di questo gioiellino della gastronomia piemontese è proprio che sia solo un “bicerin”, appunto, un bicchierino. Vi basterà però ordinarne un altro per risolvere il problema: la soluzione, in questo caso più che mai, “è servita su un piatto d’argento” (o su un vassoio, s’intende)!
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