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I dolci del nostro Natale

Speciale Nord Italia

15.12.2018
10 min.
Finalmente è arrivato dicembre! In città si iniziano a vedere le prime luminarie natalizie, i vicini iniziano ad addobbare le proprie case con decorazioni ogni anno più eccentriche e luminose, Michael Bublè lancia il suo nuovo disco di Natale e… molti di noi sono più felici e sereni. C’è poi un’altra cosa che accomuna noi italiani sotto Natale: le grandi abbuffate! Eh sì, perché il 24, il 25 e il 26 dicembre sono sinonimo dei meravigliosi – e abbondanti – pranzi, e le cene con parenti e amici, a volte perfino di quelli di cui ci eravamo dimenticati l’esistenza. Tra una chiacchierata, una pasta al forno, un cotechino, una parmigiana e un’altra chiacchierata, non importa se siamo sazi o satolli, ci sarà sempre posto per il dolce! Che, in base alla regione, significherà pandoro, oppure un profumatissimo Zelten, o forse degli appetitosi Struffoli. Ancora una volta, nostro paese mostra, da Nord a Sud, un patrimonio gastronomico vasto e ricchissimo.
Oggi scopriremo insieme alcuni dei dolci di Natale diffusi nella parte settentrionale dello Stivale!



IL PANETTONE

Il Panettone, di origini milanesi, è sicuramente uno dei dolci più rappresentativi del Natale, insieme al Pandoro. E spesso, come racconta Luciana Littizzetto,“Panettone o pandoro? Questo è il problema. Se sia più nobile all’animo sopportar l’uvetta e i canditi o prender l’armi contro ‘sto mare di triboli e naufragar nel soffice zucchero a velo…”. C’è chi proprio non riesce a mandar giù quei pezzi di arancia candita e chi invece non potrebbe immaginare la propria vita senza una fetta di tradizionale Panettone! Ma com’è nato questo dolce odi et amo? Le sue origini sono incerte, ma è sicuro che sia nato nel corso del Medioevo. Esistono varie teorie e storie che a volte sfiorano la leggenda. Una delle più conosciuta ci riporta al XV secolo, alla corte di Ludovico Sforza, reggente del Ducato di Milano. Si dice che alla Vigilia di Natale, il cuoco della potente famiglia bruciò un dolce che aveva preparato e Toni, uno sguattero, salvò la situazione impastando lievito, farina, uova, uvetta e canditi, ottenendo un dolce talmente gradito che venne denominato “Pan de Toni”.

Pasticcerie e aziende oggi propongono numerosissime varianti golose: al cioccolato, al pistacchio, al limone, al peperoncino… insomma, ce n’è per tutti i gusti!
Inoltre, ogni anno, la casa editrice Gambero Rosso, pubblica una classifica dove premia i migliori panettoni: quest’anno, il primo premio se l’è aggiudicato quello del pasticcere Vincenzo Tiri, proprietario di una pasticceria in provincia di Potenza.


IL PANDORO

Anche attorno al Pandoro ruotano storie e leggende, ma c’è una fonte certa: nel 1884 il pasticcere veronese Domenico Melegatti ottenne il brevetto da parte del Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia.
Melegatti prese ispirazione dalla tradizione di Verona e in particolare dal Levà, una torta ricoperta di mandorle e zucchero; questa ricetta venne rivisitata, aggiungendo all’impasto burro e uova ed eliminando la copertura al fine di ottenere un impasto più soffice.
Inoltre, la tipica forma a stella si deve al pittore Dall’Oca Bianca, il quale disegnò uno stampo con otto punte. Infine, il nome sembra derivi dall’esclamazione di un pasticcere, che, sorpreso dal colore dorato, urlò “Pan d’oro”!
Anche in quest’ambito, Vincenzo Tiri si è aggiudicato il premio per il miglior pandoro artigianale italiano del 2020, eletto dal rinomato foodblog “Dissapore”.


IL NADALÌN

Lasciamo ora i dolci che hanno ormai conquistato tutto il paese e si trovano in tanta parte del mondo, e parliamo di tradizioni locali. Il Nadalìn, ad esempio, è un altro dolce veronese, considerato l’antenato del Pandoro, in quanto venne cucinato per la prima volta nel XIII secolo, in occasione del primo Natale di Verona sotto la signoria Della Scala.

Il Nadalìn, a differenza del Pandoro, è un dolce poco lievitato ma con cui condivide la tipica forma a stella; la sua preparazione inoltre è molto più semplice, visto che non prevede lunghe lievitazioni, e viene arricchito con frutta secca.
Se passate a Verona sotto Natale, sarà d’obbligo recarsi presso una delle famose pasticcerie della città per gustarlo.


LO ZELTEN

In Trentino-Alto Adige nel periodo natalizio viene preparato lo Zelten, nome che deriva dal tedesco “Selten” (“raramente”), che indica proprio l’usanza di consumare questo dolce solamente durante un breve periodo dell’anno.

Lo Zelten, preparato già dal XVIII secolo, è un pane dolce arricchito con frutta secca, quali pinoli, uvetta, fichi secchi, mandorle e noci, decorato poi con frutta candita. Perfetto da provare a Bolzano, quando si svolge il noto mercantino a dicembre (Bozner Christkindlmarkt in tedesco), che trasforma la città in un vero e proprio villaggio del Natale.


IL PRESNITZ

Il Presnitz è un dolce natalizio tipico della città di Trieste. Si tratta di una lunga pasta sfoglia che viene arrotolata e farcita con uvetta, mandorle, noci, pinoli, cannella, noce moscata e rum. È dunque un dessert molto aromatico e profumato, che accompagna le ventose e fredde giornate di dicembre nel capoluogo giuliano.
Passeggiando per le vie di Trieste a dicembre, sentirete spesso il profumo di questo dolce che viene preparato praticamente in tutte le pasticceri.


PANDOLCE GENOVESE

In Liguria, invece, un dolce natalizio che ha origini antichissime è il pandolce genovese. Le sue origini potrebbero risalire alla fine dell’XI secolo, quando Genova, con la prima crociata, si espanse verso Oriente. Mercanti genovesi giunsero in contatto con le tradizioni medio-orientali, tra cui quella che vedeva il suddito più giovane della Persia porgere al Sovrano un pane dolce fatto con frutta secca il primo giorno dell’anno. A Genova, si diffuse dunque un simile uso: in ogni famiglia, l’ultimogenito portava in tavola al padre questo pandolce, mentre la madre canticchiava una filastrocca; successivamente, ogni membro della famiglia aveva il diritto di gustare una fetta di questa specialità, che altro non era che un augurio per un anno nuovo positivo.
La tradizione del pandolce genovese è giunta fino a noi, attraversando ben dieci secoli in cui è stato tramandato, amato e adattato ai vari periodi storici: attualmente, ormai possiamo trovare numerose varianti di questo dolce, ma la versione originale prevede un impasto con uvetta, anice, pinoli e frutta candita.


LA MICÒOULA

Il nostro viaggio nel Nord Italia si conclude in Valle d’Aosta, dove nel periodo natalizio viene preparato la Micòoula, un pane nero dolce infarcito di noci, fichi e uvetta.
Per assaporare una deliziosa fetta di questo dolce è d’obbligo recarsi a inizio dicembre presso Hône, un paese nella bassa Valle d’Aosta dove si tiene la festa della Micòoula.



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